All’interno di un acceso dibattito sull’energia in corso in Europa e non solo, il nucleare è sicuramente il protagonista della discussione. Noi di Itamat, abbiamo posto ai partiti la seguente tesi: “L'UE dovrebbe continuare a riconoscere l'energia nucleare come fonte energetica sostenibile” e stiamo ora raccogliendo le loro posizioni al riguardo.
Tra detrattori e sostenitori, spesso questo tipo di energia attrae opinioni discordanti e opposte: da un lato, soluzione alla crisi climatica; dall’altro, pericoloso rischio per l’uomo e l’ambiente. Innanzitutto, i reattori nucleari non producono emissioni di CO2 dirette. Perciò, questo tipo di energia può essere visto come una soluzione al problema delle emissioni di gas a effetto serra e un prezioso strumento da usare nella cosiddetta “transizione ecologica”. Nonostante questo, come è noto, l’opinione pubblica è diffidente dal nucleare anche a causa dei rischi legati all’errore umano e alla delicata gestione dei rifiuti.
La metà dei Paesi dell’UE fa affidamento sul nucleare, dal Belgio e la Bulgaria fino alla Repubblica Ceca e la Finlandia, rappresentando oltre il 30% della produzione di elettricità. La Francia è però sicuramente il caso più noto in Europa, producendo circa la metà dell’energia nucleare europea (48,4%). Inoltre, il progetto “France 2030” ambisce a un rilancio della filiera del nucleare attraverso l’innovazione di questo settore e allo sfruttamento degli impianti già esistenti grazie a un investimento di 1,2 miliardi di Euro. Bulgaria e Ungheria hanno pianificato la costruzione di due centrali e Finlandia, Bulgaria, Repubblica Ceca ne costruiranno una a testa. Anche la Polonia inizierà a produrre energia nucleare e costruirà sei reattori entro il 2040, la costruzione del primo dei quali inizierà nel 2026 per essere completata nel 2026.
Molto diverso è invece il dibattito in Germania, il cui parlamento decise nel 2011 di eliminare gradualmente questo tipo di produzione come conseguenza del disastro di Fukushima. Le ultime centrali nucleari tedesche si spensero nell’aprile del 2023 e nel corso di questi 13 anni la loro produzione fu sostituita principalmente da fonti rinnovabili come eolico e fotovoltaico, la cosiddetta Energiewende.
Anche in Italia il dibattito è molto attuale e, a distanza di quasi quarant’anni dal referendum del 1987 che ha posto fine alla produzione di energia nucleare nel nostro Paese, i partiti italiani sostengono diversi punti di vista: nel 2022 si sono pronunciati contrari o scettici verso l’introduzione di nuove centrali nucleari il Movimento 5 Stelle, Unione Popolare, Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico e Fratelli d’Italia, mentre +Europa, Azione – Italia Viva, Italexit per l'Italia, Lega per Salvini Premier, Noi moderati, Forza Italia e Impegno Civico si sono espressi favorevolmente (dati Itamat 2022).
È quindi evidente che il nucleare continuerà a essere a lungo al centro della discussione in Italia e in Europa e richiederà un approccio che tenga in considerazione sia le sue bassissime emissioni di CO2 e la sua alta affidabilità nell’approvvigionamento, che i suoi altissimi costi d’investimento i lunghi tempi di costruzione e i potenziali rischi legati alla sicurezza. Il dibattito ha un’importanza particolare anche in vista delle elezioni Europee, che potrebbero segnare, almeno parzialmente, un cambiamento rispetto alle attuali politiche energetiche promosse dell’EU e dagli stati membri.
Fissione E Fusione Nucleare | Ministero Dell’Ambiente E Della Sicurezza Energetica
France 2030 : Un Plan Ambitieux Sur Le Nucléaire de Demain
Nuclear Power | UNECE
How Do We Manage Radioactive Waste? | UKRWI (Tools)
Dossier sul nucleare: la posizione italiana, quella europea, le basi scientifiche
The Nuclear Phase-out in Germany.
Drop in Nuclear Power Production in 2022 - Eurostat
Nuclear Energy in the European Union